Bellissimo film di guerra

Un film che ci dice tanto anche se un po’ datato

Titolo addio alle armi

Regia Franz Borzage

Interpreti Gary Cooper, Helen Hayes Adolphe Menjou

Distribuzione svedese SVT Play

Può sembrare uan bizzarria scrivere in italiano su una rivista svedese su un film degli anni trenta del 1932 girato in studio da quello che era un onesto mestierante  Franz Borzage che utilizza il testo di Ernest Hemingway sulla sua esperienza italiana come un canovaccio e non è neanche la migliore edizione per mlti che preferiscono il film di King Vidor. Ma l’opera in bianco e nero fotografata in modo perfetto da da Charles Lang con una bellissimo montaggio a quattro mani da Otho Lovering e George Nichols Jr e per me non solo pú fedele ma meglio riuscita.- Le sequenze secondo me più belle sono quelle della fuga del protagonista (ritornerò su questa9 un magnifico Gary Cooper nei panni dell’avventuriero Frederic Federico Henry che ha deciso di fare la guerra sul fronte italiano come ufficiale della sanità. Una guerra che si presenta in due maniera quella di un ‘avventura goliardica donne buon vino bellissima la scena quasi di feticismo con l’elegante ma diciamo grosso piede di una prostituta veneta forse non dissimile al ruolo di Silvana Mangano nella Grande guerra di Monicelli per poi risvegliarsi con un bombardamento di un mortaio Skoda. Una guerra dove all’ombra di una statua che slemberebbe quella del Corleoni a Venezia fino al dialogo finale. Più che la ferita e la ritirata (descritta  con un linguaggio ancora dell’inizio dell’espressionismo che ricorda più il Dottor Caligari di Robert Veil che il “Nosferatu” di Frederich Wilkhem Munrau)ci fa vedere i vari aspetti dalla guerra la ritirata che è per tutti gli effetti una fuga prima leggermente ordinata per poi finire in plotoni di esecuzione dei carabinieri una via di mezzo tra quegli di Pinocchio e i nazifascisti di “rapiamo il duce” ai profughi civili ai bombardamenti o meglio mitragliamenti degli austro ungarici /tedeschi. Anche i ruoli piccoli come l’amica dell’eroina e nemica del eroe la legnosa ma vulcanica Helen Ferguson Interpretata dalla quasi sconosciuta Mary Philips al tenore americano sono molto ben deliniati piccoli ma precisi trasportai in un linguaggio sinettico. Tutto è esatto anche se i fucili sono malicher austriaci a parte i 1891 dei carabinieri alle uniforme agli ambienti ricreati che sono quelli dello stile fiorentino o liberty. Il viaggi cambia il ragazzotto americano Frederic che viene spogliato di tutte le sue certezze che sono la vita da avventuriero fino a ritornare un bimbo quando cerca con un’ingenua preghiera di fermare  davanti alla prospettiva della morte non solo del figlio ma anche dell’amata. Da notare che questa parte nel testo di Hemingway è un po’ prolissa e si divenne melodrammatica ma sempre vera. Frederic impara tanto e cambia diventando l’uomo comune un qualcosa che Cooper fará benissimo nelle opera di Frank Capra ma anche nei western crepuscolari . la guerra diventa vera è l’uso dello studio al fa così simile a quello che si vede oggi dall’Ucraina con mezzi che passano inspiegabilmente mancano gli austriaci in un industria che aveva acquistato molto materiale bellico ma ci sono personaggi veri tra gli italiani i soldati con i quali Federico fraternizza e le infermiere. Sembrano le crocerossine suore con una madre superiore severissima  Blache Federici ma anche la bella Catherine Barkely ragazza aristocratica inglese interpretata da helen hayes. Brava attrice brillante spassosissima da anziana nel duetto di Areport con jaquile Blisett che “legge” il ruolo dell’”eroina” un po’ tramite la Monaca di Monza ma anche con quello della signora delle camelie. Piccola minuta con piedini da bimba o da cenerentola anche lei è una ragazza comune come Frederic che si diverte con il lusso un roco posticcio dell’albergo vicino a Milano Rogoreto prima che la zona fosse azzerata dalla seconda guerra mondiale. La fine forse avviene per l’epidemia di spagnola che era ricordiamo nel 1932 ancora una memoria fresca senza la parte così “avventurosa” della guerra . Il discorso pacifista che è di buon senso la ricostruzione del paese è fatto dagli svizzeri che sono quegli classici amanti dell’ordine pacifici simili agli italiani ma non crudeli. Ho l’impressione che a parte molti italiani nei ruoli piccoli ci sono diversi svizzeri e il film ci fa sentire lì in un altro periodò Probabilmente il mestierante Franz Borzage sapeva lui israelita georgiano motivare  tutti facendogli ricordare la vita che conoscevano nel apese naatle. A deta di ogni storico del cinema due personaggi che fecero grande il film di King Vidor furono Alberto Sordi nel ruolo di padre Galli e soprattutto Vittorio de Sica in quello del maggiore Rinaldi. Qui il ruolo del sacerdote cattolico abruzzese venne interpretato dal bel Jackj le Rue personaggio simpatico elegante ma insipido che non ha risposte mentre il maggiore e niente poco di meno che Adolphe Menjou attore americano francese che farà lo stesso ruolo ma come generale francese in “Orizzonti di gloria” . Cinico vanaglorioso sempre pronto a fare il simpatico ma in realtà avaro scroccone e con secondi fini è un personaggio in quando molto meschino che non riesce a essere diabolico. Parla sempre di donne è afetato e innaturale e solo alla fine riesce a trovare una quasi assoluzione. Mentre la hayns era una credente fervida e Cooper ebbe una conversione quasi da San Francesco Adolphe Menjou era quasi uan merdaccia che non solo collaborò al più becero macartismo ma evase le tasse. Il film sa prima vista può apparire moralista e ben pensate ma non lo è perché riesce a dare un qualcosa di importante il messaggio sia pacifista che la tragedia individuale sullo sfondo di quella collettiva. Un film che merita ancora e magari una storia che la RAI potrebbe riproporre come fiction

Robert Fogelberg Rota