Non proprio da Oscar

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Un film che prende lo spirito del tempo

Titolo nNamadland

Regia Chloé Zhao

Intere ti Frances McDormand

distribuzione arena Giuseppina e Arena Don Bosco

Voto B

Non sono a parte la fotografia di Joshua James Richards cosí soddisfato del fatto che il film di abbia preso un Oscar. Non é un film particoalremnte originale o drammatico anche se tratta di problemi molto seri la miseria pre e per certi versi anche preparatoria alla tragedia del COVID che ha colpito molte persone tra i qauli il sottoscritto. I luoghi sono i deserti dell’Ovest ormai inglobati in parchi nazionali posteggi deserti dove un po’ nuovi pionieri ma sopratutto nuovi indiani si muovono numerose esistenze più o meno rovinate in una situazione molto difficile. La fotografia di

Joshua James Richards ha due parti la beelzza da cartolina di alcuni paesaggi ma anche una quotidianità che secondo me diventa non solo naturalista ma quasi schifosa quando i persoanggi fanno i loro bisogni o mangiano cose che ha un qualsiasi italiano farebbe vomitare. L’idea e di fare vedere la miseria la fame e anche la fragilitá di queste persone. Si tratta coem Firmn una donna una volta bella ma ormai ridotta malissimo con i capelli tagliati come un prigioniero appena scappato da un gulag interpreta da Frances McDormand . Con un montaggio molto straordinariamente calmo quasi inesistente della stessa Chloé Zhao vediamo una non recitazione da parte di un attrice al solito non spaventata dall’andare sopra le righe. A poco a poco scopriamo che non si tratta di una persona con un reale bisogno economico perché ha una sorella Susane interpretata da uno dei tanti attori non professionisti sSusane Cralsson (un uso direttamente derivato da Casavetes) buona e ricca ma che ha deciso di intraprendere questa vita lavorando a volte anche per Amazon e girando divertendosi e avendo uan nuova famiglia. Il motivo é un doppio trauma sulla fine di un matrimonio ma anche di quella che é la vita intesa come ssitema di relazioni socilai. Si vede bene nella parte del film influenzata direttamente da Michelangelo Antonioni e “Zabrinski point” siamo negli stessi spazzi dove incontriamo Dave che è un aancor aattraennte e con uan buona famiglia alle spalle David Strahairn . È un po’ goffo ma una brav persona che però non interessa a Pirm come non gli interessa per niente gli altri che incontra. A poco a poco solo con la relazione non semplicissima con la vecchia matriarcale Swankle inteprata da Charlene Swankie vediamo che la vita di Pirm é una specie di corazza per difendersi da affetti che non sono sperati che lei non vuole avere. Diviene un personaggio simile per via di tutto quello che ha avuto in una società che non la vuole che non sa prendersi assolutamente cura di nessuno. In questa società esiste solo un gruppo semplice un gruppo che a mo di tribù si difende e dove chi in un monologo mozzafiato ci spiega tutto é Gay DeForest un vero e proprio cow boy simile a quegli che quasi 200 anni fa portavano parecchie carovane in un territorio ostile. Qui per me c’é oltre al discorso bellissimo sul dolore un altro dei punti cardini del film che però non viene preso seriamente da Chloé Zhao l'ostilità. In Nebraska Firm viene attaccata da un metronotte che la fa sloggiar ee le jeep sembrano aggressive . La paura l'aggressività nei confronti di chi non si vuole adeguare o esce da una vita borghese era uno dei punti forti di Easy Rider di Dennis Hoper un film sempre critico della società statunitense che però aveva una radice nel cienma di genere il wetsern e le avventure dei giovani. Lo stesso c’é in “Una vita meravigliosa “ di Frank Capra film cristianissimo ma anche un film con uno stile da noir e battute a volte da commedia brillante. Andando in Europa anche i meravigliosi film sugli angeli di Win Wenders avevano una certa radice nel thriller. Qui con un linguaggio super realista quasi simile a quello di “Roma città aperta” ma senza la carica di umanità Chloé Zhao cerca di mettere un certo naturalismo che peró non mi convince a pieno. Mi sembra molto simile a un film cinese (assurde le critiche da parte della Stampa di Pechino e le non felicitazioni a Chloé Zhao ) in salsa americana e per me troppo isipido perché a parte il dolore alla fine non si toccano i sentimenti quello che fa queste persone vive. Vorrei ricordare un film che lo faceva splendidamente Mr Ove di Hannes Holm un regista che dopo aver preso uan nomination pe run Oscar purtroppo non lavora più

Rober Fogelberg Rota